martedì 16 novembre 2010

La Nike paga i suoi lavoratori meno del costo di un paio di scarpe

Tra le tante multinazionali che per anni si sono ingrassate a spese dei poveri lavoratori dei paesi del Terzo Mondo è sicuramente da menzionare la Nike, nota marca di abbigliamento e calzature sportive il cui marchio è ormai da anni conosciuto a livello mondiale . Quello che ancora fatica ad emergere è il modo con cui la multinazionale Nike produca i suoi capi d’abbigliamento e le sue costosissime scarpe.

La maggior parte di voi dirà: costano tanto perchè sono buone.
Nell’era degli inganni mediatici e commerciali credete ancora al fatto che se una cosa costa tanto è perchè vale tanto?


La produzione di un paio di scarpe ha un costo di circa 6 $ diviso tra materiali e manodopera che incide solo per l’1%. Noi acquistiamo le stesse a prezzi che variano dai 50€ ai 130/150€…. Ogni anno nike spende circa 180 milioni di euro in pubblicità, con contratti multimiliardari che impegnano le più famose star sportive e non. Il resto è GUADAGNO PURO.

Il segreto del successo NIKE? Pubblicità ovunque e costo della manodopera IRRISORIO.

Negli ultimi anni è stata messa in atto una vera e propria campagna di boicottaggio verso suddetta azienda da parte di ONG, associazioni e cittadini responsabili, che ha portato nel 2004, in una specie di rimorso momentaneo forse dovuto alla diminuzione delle vendite per colpa della cattiva pubblicità,alla pubblicazione di un rapporto sulla responsabilità sociale da cui si ricavano interessanti dati sulle aziende appaltatrici e sulle condizioni di lavoro dei propri dipendenti. Le aziende che lavorano per la Nike sono circa 731 per un totale di circa 625.000 lavoratori dislocati in ogni parte del mondo: di queste circa 500 solo in Asia (Indonesia, Cina, Vietnam, Thailandia, Corea del sud, Taiwan e Cambogia). Tutti questi Stati sono governati da regimi totalitari che troppo spesso reprimono con la forza, il carcere, le torture e spesso la morte ogni tipo di contestazione ( si veda il caso dei monaci buddhisti in Thailandia o quello dell’ Indonesia , dove il salario minimo stabilito per legge è di 2100 rupie , circa 70 centesimi,ben al di sotto del fabbisogno individuale per la sopravvivenza e dove i sindacati liberi sono illegali : ogni anno vengono imprigionati, torturati e uccisi centinaia di sindacalisti).
In Vietnam, nel 2008, c’è stato il più grande sciopero di tutti i tempi che ha coinvolto circa 20.000 lavoratori della fabbrica Nike di Ching Luh ( circa 75 milioni di scarpe prodotte in un anno, per un salario medio che si aggira intorno ai 40€ mensili), mettendo di nuovo al centro di polemiche l’azienda americana simbolo della globalizzazione che si nasconde dietro al fatto che le aziende sono proprietà di terzi, tenuti a rispettare il “codice etico”, nel rispetto delle leggi locali. Cio’ significa che se in un paese non esiste il reato di sfruttamento della manodopera minorile, e nelle aziende che lavorano con contratti di esclusiva per la Nike, vengono impiegati minori, essa non si ritiene responsabile. Stiamo parlando di affermazioni ILLOGICHE da parte di una multinazionale che si è arricchita, e continua a farlo, a spese di poveri lavoratori non tutelati da sindacati e da leggi giuste. I salari, soprattutto negli ultimi anni, sono risultati assolutamente insufficienti al sostentamento di una popolazione che ha nel riso il suo elemento nutritivo primario, ( il cuo costo ha subito un rincaro del 25% negli ultimi anni).

Se la Nike spendesse l’1% del suo budget promozionale per i salari dei suoi lavoratori migliorerebbe la condizione di più di 15.000 persone, contribuirebbe alla diminuzione della povertà e della malnutrizione che ancora oggi, nel 2010, provocano un impressionante numero di morti, soprattutto tra donne e bambini.

Ecco le mie considerazioni:

* Non si puo’ credere a pubbliche affermazioni da parte di aziende che hanno fatto della violazione dei diritti umani, dello sfruttamento, della manodopera minorile e delle malsane condizioni di lavoro la loro principale fonte di guadagno.
* Non puo’ esistere concorrenza in un mercato in cui i vantaggi derivanti da queste scellerate pratiche avvantaggiano aziende MALATE come la Nike, penalizzando chi ha sempre agito con legalità e ETICA AZIENDALE.
* Non si puo’ accettare di acquistare un capo d’abbigliamento, un paio di calzature o una qualsivoglia attrezzatura sportiva solo perchè pubblicizzata dai media, ESSENDO CONSAPEVOLI delle modalità con cui vengogno fabbricate, rendendosi COMPLICI di questo regime di perenne sottomissione delle popolazioni povere.

E’ ora che tutti noi, ci rendiamo responsabili del cambiamento che deve avvenire su base mondiale, partendo dal principio che ogni vita va rispettata: non la si puo’ mettere in coda ai nostri bisogni!!

Iniziate a pensare amici miei, e imparate a scegliere, perchè solo scegliendo con consapevolezza potremo dare una significativa svolta a questo mondo ormai alla deriva.

2 commenti:

  1. E' da anni infatti che ho smesso personalmente di comprare per me e la mia famiglia scarpe di questa marca. Ci sono molte iniziative più o meno solidali che riescono a realizzare calzature di buona qualità ormai agli stessi prezzi dei grandi marchi.

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  2. post interessante, peccato che in mezzo c''e la pubblicità di amazon, nota sfruttatrice di persone e lavoratori ! finchè non riusciremo ad essere più coerenti sarà difficile cambiare, luigi

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